Condividiamo il racconto di Carlo Radaelli, Direttore Sportivo della società Rugby Lecco 1975

DIARIO DI BORDO
UKRAINA 2022 

5 marzo 2022 ore 4:30

Questa mattina alle 4.30 il Carro è partito per portare aiuto al popolo ucraino.
Due furgoni si sono messi in viaggio carichi di beni di prima necessità e torneranno carichi di persone in cerca di aiuto tra cui alcune con disabilità in fuga da Kharkiv.
Alla guida di questo viaggio della solidarietà ci sono due storici e straordinari volontari della cooperativa IL CARRO, Marco e Carlo che, in collaborazione con AVSI e Emmaus Italia, si occuperanno di raggiungere l'Ucraina e portare in Italia al centro di accoglienza di Novazza (Val Seriana) i cittadini in fuga.
Marco e Carlo arriveranno questa notte a Cracovia in Polonia dove riceveranno le indicazioni sulla destinazione per il confine ed entreranno quindi in Ucraina per raggiungere il campo dove lasciare i beni e prelevare le persone.
Seguiremo costantemente Marco e Carlo in questo viaggio che rappresenta l'anima della nostra cooperativa e il desiderio di accogliere e rispondere a un bisogno.

CRACOVIA

Ora tutti stanno dormendo in questa piccola casa della periferia ovest di Cracovia.
Oltre che noi quattro giunti dall'Italia (tre autisti e Tanya, una ragazza ucraina di Karkhiv) c'è Holga, studentessa di 19 anni con sua madre Anya di Dnper (giunte dall'Ucraina orientale dopo 20 ore di treno) e la famiglia che ci ha ospitato facendoci sentire a casa. Sofia, signora polacca e suo marito Romeo, italiano della Brianza che vive in Polonia dal 1985. Dopo averci preparato una zuppa di verdure e uno stufato di cavoli con carne, ci chiedono di parlare di noi e di che cosa sia "Il Carro".
Mentre ascoltiamo Carlo che descrive le attività della cooperativa, mi accorgo che campeggia sul muro della cucina lo stesso manifesto di Natale che è appeso nel salone della sede di Paullo. Anche se la frase di Don Giussani è scritta in polacco lo sguardo del bambino nella mangiatoia ci dice che c'è un legame chiarissimo tra questa casa di Cracovia e la famiglia del Carro.


"Tutti sanno che la guerra è una cosa terribile e, in qualche modo, irragionevole.
Purtroppo non sorprende più il fatto che l'uomo sia in grado di distruggere la vita delle persone e di quanto queste siano state in grado di costruirla con il proprio lavoro, le proprie passioni e desideri.
Quello che invece sta sorprendendo in questo nostro viaggio è la capacità che lo stesso uomo ha di abbracciare coloro che subiscono un ingiustizia così grande come la guerra".


Questa casa, ormai luogo di passaggio di tanti uomini e donne in cerca di una pace che sembra distrutta dalla lucida violenza del potere, dimostra la grandezza della solidarietà degli uomini semplici che si affidano allo sguardo tenero di un bambino nato in una stalla delle colline palestinesi.
Domani faremo gli ultimo 250 km di una strada puntellata di bandiere giallo e blu (per solidarietà con i profughi) e andremo al valico di frontiera dove entreremo in Ukraina per lasciare uno dei due furgoni all'associazione Emmaus di Karkhiv e per caricare una famiglia di sfollati.
Ciao.

CAMPO PROFUGHI IN UCRAINA

Abbiamo ricevuto alcune immagini che hanno toccato i nostri cuori e che rappresentano il dramma della guerra e il dramma di tutte le vite umane coinvolte.
Queste persone hanno perso tutto, hanno perso la casa, la famiglia, hanno lasciato i propri affetti in cerca della salvezza, hanno perso la certezza della propria vita e vivono oggi nella totale incertezza del proprio futuro.
Il furgone ripartirà a breve carico di persone che chiedono di essere aiutate e di smettere di scappare e di avere paura per la propria vita.

KORCZOWA, CONFINE ORIENTALE

I ragazzi della Caritas polacca insistono nel darci del thè poco prima della dogana. Fanno la gara per sfoggiare il loro inglese semplice e divertito.
Questa atmosfera da festa popolare si spegne al di là del confine.
Attraversato il cancello che ci separa dell'Ucraina sembra prevalere il silenzio.
Il grande round-about, circondato da tende militari, si presenta pieno di gente divisa in grandi gruppi. Tranne qualche bambino che gioca a pallone tutti siedono in silenzio come se fossero in attesa di qualche evento risolutivo.
Impressiona il fatto che vi siano solo bambini e giovani donne. Qualche anziano si muove lentamente tra le tende dove i volontari, con lo stemma dell'ordine di Malta, distribuiscono della minestra calda.
Ci muoviamo alla ricerca della famiglia da portare in Italia e della persona di Emmaus a cui consegnare il furgone.
Al di là delle tende si realizza uno spettacolo che da solo disegna la tragedia che sta vivendo questo popolo: da una parte della strada una infinita fila di auto cariche di persone, vestiti e povere cose. Dall'altra, stipata in una lunghissima costruzione di legno, una massa enorme di donne e bambini che avanzano con pazienza, per ricevere coperte e viveri con i quali passare la frontiera. Occhi spalancati incastonati tra guance rosse dal freddo. Tutti attendono qualche mezzo di trasporto per entrare in Polonia.
Gli occhioni dei bambini piccoli spuntano tra le grandi sciarpe colorate e I cappelli di lana calati sulla fronte. Sembrano custodi silenziosi di tutte le domande delle loro madri.
Finalmente incontriamo Maksim, il responsabile di Emmaus. Ci indica dove aspettano le persone disabili che dovremo portare in Italia.
Eccola. Ci aspettano circondate da una montagna di bagagli.
Ci salutano con un sorriso.


DOPO LE PRESENTAZIONI CI PREPARIAMO A RIPARTIRE

Salutiamo gli amici rimasti al di là della dogana e viaggiamo tutti sul pulmino del Carro: Carlo il mediano di apertura, Maurizio il viaggiatore dell'est, Tania la piccola zingara, Lara la sorridente, Liera faccia d'angelo e Sergei baffo da tartaro.
Mentre il sole sta tramontando, rientriamo a Karkow dove già ci aspettano Sofia, Romeo e la famiglia ucraina di Dnper.
Lasciamo alle spalle un popolo di bambini e giovani mamme che guardano verso lo stesso orizzonte fatto di boschi di betulle e di interrogativi senza risposte.

Stasera ho capito che la pace non è una bandiera da sventolare o un discorso astratto da annunciare, ma una famiglia che ti aspetta sempre e in particolare "when the ship comes in and your days are numbered" (Bob Dylan).

Carlo Radaelli, Direttore Sportivo, Rugby Lecco 1975

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